Angelica Riboni • 15 aprile 2019

25MILA neomamme lasciano il lavoro per seguire i figli...

GLI ANNI PASSANO MA, IN SOSTANZA, LE COSE NON CAMBIANO!
Dov'è il "Bel Paese" nel quale alle donne è concesso di lavorare e agli uomini di fare i padri?
Tema difficile, sono rimasta sconvolta nel leggere l'articolo del giornale "La Stampa": Boom di dimissioni per le neomamme.
In 25 mila costrette a lasciare il lavoro, pochi posti al nido, troppi costi e nonni lavoratori: la fotografia dell’ispettorato nazionale https://www.lastampa.it/cronaca/2018/01/08/news/boom-di-dimissioni-per-le-neomamme-in-25-mila-costrette-a-lasciare-il-lavoro-1.33964725.

La questione non è semplice! Da un lato è evidente che non si abbia scelta, dall'altro mi dico:
"Ma giovani donne... non vedete attorno a voi la moltitudine di signore attorno ai 50 anni che si ritrovano con il "sogno della famiglia" distrutto, separate, senza una lira (€!) e con nessuna prospettiva di lavoro? 
Quando si incomincerà realmente ad avere ruoli paritari nel mondo del lavoro e a casa?
Ci illudiamo di amori eterni, ci affidiamo a buoni propositi, rinunciamo ad una autonomia economica, alla nostra carriera, al nostro lavoro, se ci va bene decidiamo di mantenerlo passando a un part-time... e poi? Chi ci tutela? 

Ci raccontiamo di essere  grate perché finalmente, oggi c'è il divorzio! Certo, è un importantissimo diritto acquisito!
Ma chi spiega, a noi giovani donne innamorate, che questo "diritto" non ha regole ne tempistiche ne garanzie? 
E se oggi non abbiamo i soldi per l'asilo nido... chi ci garantisce che li avremo per separarci?

Credo nell'amore e nella famiglia. 
Mi sento di dover sottolineare questa affermazione!
Conosco uomini meravigliosi e coppie felici che sono riuscite a creare un reale equilibrio, coppie nelle quali il rispetto
e la collaborazione sono tra i valori principali della relazione e della famiglia!

Ero una giovane donna di 30 anni, adesso sono nei miei 50. Se tornassi indietro probabilmente rifarei le stesse scelte MA, questa volta, le farei mettendo alcuni paletti FONDAMENTALI: 
Riconoscere e far riconoscere l'enorme fatica e sacrificio della scelta.
- Dare ai MIEI INTERESSI (hobby, passioni, relazioni, ecc.) LO STESSO VALORE DEGLI INTERESSI DEGLI ALTRI MEMBRI DELLA FAMIGLIA 
- Collaborare: PADRE E MADRE DEVONO COLLABORARE AL 50% ALLE FACCENDE DOMESTICHE E NELLA GESTIONE DEI FIGLI
- LASCIARE IL LAVORO MA CON UN PIANO, UN PROGETTO CHE MI GARANTISCA, NEGLI ANNI, UNA INDIPENDENZA ECONOMICA
IL DENARO DA ME ACCUMULATO è SACRO E NON VA INTACCATO (ricordiamoci che nessuno ci paga uno stipendio per restare a casa e tantomeno l'INPS per la pensione...)
- CHIARIRE: SE IL CONCETTO è "TU LAVORI, IO PENSO ALLA FAMIGLIA"
UN DOMANI NON PUÒ DIVENTARE: IO LAVORO E HO I SOLDI E TU HAI FATTO LA MANTENUTA!

!ATTENZIONE! 
DIRE "I SOLDI NON FANNO LA FELICITÀ" significa che non è sufficiente avere denaro per essere felici, 
che la felicità non è data dal denaro ma da molto atro...
NON SIGNIFICA CHE NON AVERE DENARO NON SIA IMPORTANTE!

Io sarei felicissima di vivere in pareo e pantofole su un'isola dei Caraibi a vendere cocco sulle spiagge MA vivendo invece con 3 figlie a Milano... i soldi diventano una priorità:
per fare la spese, pagare le bollette e le spese condominiali, l'assicurazione della macchina, il mutuo o l'affitto, per acquistare un'automobile o un computer. Possiamo prevedere che sia anche importante avere un budget per andare qualche volta a mangiare una pizza, per poter andare al cinema, a teatro o a vedere una mostra? O questo è un lusso? E banalmente per fare la ceretta o andare dal parrucchiere... è tutto un lusso? E poi, poter prendere un treno, o un aereo, per mostrare alle figlie l'Italia o imparare a conoscere questo nostro mondo meraviglioso! Tutte spese straordinarie non necessarie?
N.B.: TUTTE significa tutte, dalle prime voci dell'elenco!

Insomma, la decisione di lasciare il lavoro, nel tempo, rischia di diventare un vero dramma! 
Non ci si rende conto che ci si esclude dal mondo e dalle relazioni, si sceglie di non dare importanza al proprio valore, anche economico e poi, un giorno, i figli sono diventati grandi e noi non sappiamo più chi siamo! Se ci va veramente male, ci separiamo e improvvisamente tutto quel magico mondo di sicurezze che ci siamo create crolla inesorabilmente! Oltre al dramma di non riconoscerci più, ci rendiamo conto che là fuori c'è un mondo non pronto ad accoglierci, che non ci protegge, non protegge i nostri figli e, bruscamente, capiamo che quella protezione che abbiamo voluto creare quando erano piccoli, in realtà non è altro che una prigione per tutti!

IL DENARO NON FA LA FELEICITÀ, MA ESSERE REALIZZATI E COSTRUIRSI SICUREZZE Sì!

Questo era un breve articolo del 2019... continua a leggere il nuovo articolo:
"DONNE, SCHIAVE MODERNE! TE LO CERTIFICANO ANCHE I TRIBUNALI."

* STATEMENT: Credo nell'amore e nella famiglia. 

Mi sento di dover sottolineare questa affermazione! Conosco uomini meravigliosi e coppie felici che sono riuscite a creare un reale equilibrio; coppie nelle quali il rispetto e la collaborazione sono tra i valori principali della relazione e della famiglia!
Lungi da me intraprendere una battaglia contro il genere maschile.

Voglio invece evidenziare e ragionare sullo stato attuale delle famiglie (separati e non),

sulle incoerenze/lungaggini/ingiustizie/diseguaglianze/assurdità/ecc. generate dai Tribunali e da un sistema che NON tutela i minori e le parti fragili nella famiglia e nelle separazioni.
Sono una donna, una mamma e vivo quindi in prima persona l'aspetto femminile della famiglia e delle separazioni... tutto qui!

Una famiglia resta sempre una famiglia, uniti, separati o divorziati:

un genitore sarà per sempre un genitore e un figlio, un figlio.

Autore: Angelica Riboni 16 aprile 2023
DA SUBITO: QUOTE BLU NELLA GESTIONE DOMESTICA. Primo decalogo per la sopravvivenza.
Autore: Angelica Riboni 12 aprile 2019
Questo un tema che mi sta particolarmente a cuore da sempre e ancor più da quando Amelia è entrata nella mia vita ed ho iniziato a chiedermi: perché il "suo essere con Sindrome di Down" viene considerato come "un essere che ha qualcosa in meno degli altri" e poi, chi sono questi altri così uguali tra loro? Il metro di misura è l'intelligenza? E quale? Di quella emotiva Amelia ne è ampiamente provvista... per quanto riguarda la memoria... è un computer... e la capacità di far ridere... non è considerata segno di intelligenza? Mi piace pensarla così: In un mondo in cui l'omologazione e la necessità di sentirsi come gli altri la fa da padrone, essere "come Amelia" è una gran fortuna! A lei non interessa come sei o cosa pensi di lei, si ama e non si pone il problema. Da qui, da lei, nasce il mio pensiero che mi spinge a sviluppare progetti che valorizzino le diversità di ciascuno così che possano diventare ricchezza per tutti (to be continued) Nel frattempo, se sei curioso, visita la pagina " Il bello è G-local " del sito dell'Associazione Torre dell'OCA
Autore: Angelica Riboni 12 aprile 2019
Oggi ho letto questo articolo del grande filosofo Umberto Galimberti: "PER EDUCARE DAVVERO SERVONO CLASSI DI 12/15 RAGAZZI" (fonte - https://portalebambini.it/galimberti-numero-studenti/ ) leggetelo se avete figli o se lavorate nel mondo dell'istruzione, educazione ma anche se siete zii, nonni, madrine, padrini...leggetelo insomma!
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